L’anno della grande raccolta dei funghi – 1952

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Coi muli e le tregge a raccogliere i funghi
«A memoria d’uomo non era mai avvenuto nulla di simile; i più meravigliati erano i vecchi i quali credevano di non aver più da apprendere in fatto di esperienze naturali. Nascevano funghi ovunque. Gli “specialisti” degli anni normali hanno visto i loro primati battuti con distacchi sbalorditivi da dei “novellucci” favoriti dal semplice accorgimento adottato di rifornirsi di più capaci attrezzi di trasporto. Il cesto di un tempo doveva essere sostituito da ceste e ceste ammonticchiate su tregge trainate da buoi o appese a dorso di mulo. La terra era impazzita per la sovrabbondanza di umori e continuava, ogni notte, a mandare fuori centinaia di quintali di “carne vegetale”, solo in minima parte prontamente raccolta dai contadini stupefatti, ed avviata sui mercati cittadini.
Si sa di villeggianti che mai avevano veduto un “fungo vivo” tornati a casa con qualche chilo di porcini per essersi inoltrati per poco tempo in un bosco vicino all’abitato; si sa di bimbi di quattro anni usciti in compagnia e tornati gloriosi e trionfanti per avere – loro! – trovati e raccolti vari funghi “vivi” (come diceva il mio bambino con un’espressione meravigliosa).
I ricercatori non ne sono però arricchiti; si dovevano accontentare di meno di cento lire al chilo. Ad arricchirsi sono stati gli altri: gli speculatori. Varie macchine – anche lussuose – hanno fatto la spola perfino da Milano per settimane, ogni giorno, caricando fino all’inverosimile. Quei signori guadagnavano qualcosa come 600-700 lire per chilo, e cioè parecchie decine di migliaia di lire per quintale. Avevano trovato una miniera d’oro!
Bedonia, Pontestrambo, Anzola, al tramonto di ogni giorno, per due settimane circa, si trasformavano in opulenti mercati di funghi in un andirivieni di camioncini e macchine stipati di casse e di cestoni.
L’agosto 1952, nella storia della valle che resta registrata nel cervello delle generazioni, passerà come il mese della “grande raccolta di funghi” e buon per noi che, se fra decenni si dovesse verificare un eguale fenomeno, potremo – di fronte allo sbalordimento dei giovani – mostrare freddezza affermando di averne visto di ben più meravigliosi».

Dalla “Gazzetta di Parma” del 26 agosto 1952, p. 4.