Il Porcino, ossia il fungo per eccellenza, il più conosciuto e rinomato appartiene al genere Boletus sez. Boletus (secondo Moser) della famiglia delle Boletaceae e comprende diverse specie commestibili; le più note sono quattro:
Boletus edulis, Boletus aestivalis, Boletus pinophilus e Boletus aereus.
I Porcini possono raggiungere anche grosse dimensioni. Il cappello nella parte inferiore è spugnoso e di colore bianco nei giovani, poi giallastro o verde olivastro, in quella superiore di colore da rossiccio chiaro o scuro a bruno chiaro o nero, nocciola. Il piede è robusto, la carne bianca, compatta e soda con odore delicato e gradevole e sapore dolce aromatico.
Le parti che lo compongono sono: il cappello, i tubuli e i pori, il gambo.
- Il cappello può raggiungere anche i 30 cm di diametro. All’inizio emisferico e irregolarmente lobato, in seguito si appiattisce in modo regolare con l’età.
- I tubuli e i pori, piccoli e rotondi, inizialmente bianchi, poi giallo olivastro, costituiscono la superficie sulla quale si sviluppa l’imenio.
- Il gambo è la struttura che sostiene il cappello. Costituito da una base che parte dal terreno e da un apice che si inserisce nella parte inferiore del cappello.
Il Porcino è un fungo adatto per ogni preparazione, ottimo anche essiccato. Il suo odore è debole ma fragrante e il sapore dolce e aromatico. Cresce specialmente nei boschi di querce, di castagni, di faggi e di conifere dall’estate fi no all’autunno inoltrato.
L’origine della parola Porcino deriverebbe dal fatto che era il fungo prediletto dai maiali, allevati allo stato brado nei boschi fino al XIX secolo.
Meinhard (Michael) Moser (1924-2002), docente all’Università di Innsbruck, considerato uno dei massimi micologi dell’ultimo secolo, ha frequentato assiduamente dagli anni Ottanta del Novecento la Valtaro per studiare i funghi e in particolare i Boleti.
I suoi studi e l’istituzione del Centro Studi per la Flora Mediterranea hanno contribuito in modo significativo alla valorizzazione del Fungo di Borgotaro e al riconoscimento dell’IGP. In segno di riconoscenza il Comune di Borgo Val di Taro gli concesse nel 1990 la cittadinanza onoraria e nel 2003 gli dedicò una via.