Sono dei cerchi naturali dall’erba spesso molto verde e circondati da vegetazione più secca, la cui circonferenza è punteggiata da funghi della stessa varietà.
Nei tempi lontani è stato semplice associare tale curioso fenomeno a spiriti maligni e streghe. Si diceva che fossero piste da ballo per i sabba notturni e secondo questa interpretazione sono citati nella Tempesta di Shakespeare (1611) nella scena prima dell’atto quinto da Prospero con queste parole:
… e voi che descrivete a’ rai di luna,
spiritelli minuti, i cerchi amari
onde il prato s’imbeve, ed a quell’erba
né pecora, né zeba il dente accosta;
e voi che per trastullo uscir di notte
fate il fungo di terra, […];
voi tutti udite!
C’è invece una semplice spiegazione scientifica: sono formati dalla germinazione delle ife che si espandono radialmente dal micelio fruttificando solo alle estremità.
Il più grande “cerchio delle streghe” di cui si abbia testimonianza, documentato a Belfort, in Francia, misurava 600 metri di diametro e si suppone avesse almeno 700 anni.