Cronologia del Fungo Porcino
1606
Flaminio Platoni da Borgotaro invia una missiva, oggi conservata presso la Biblioteca Palatina di Parma, al Duca Ranuccio I Farnese in data 26 marzo 1606. Il testo: «Con questa mia vengo a fare riverenza a V.A.S. come è debito mio per il grande obbligo che li tengo, oltre l’esserli suddito e servitore devotissimo et per mostrarli in parte qualche segno di gratitudine le mando per il presente delle trifole secche e una cassetta di pere boni cristiani campati sino a ora da mille borase e l’inverno questo anno ci è stato difficile a serbarli».
Da Borgo Val di Taro, 26 marzo 1606
1659
Carlo Nascia (XVII-XVIII sec.), cuoco di Ranuccio Farnese alla Corte di Parma, cita i funghi Porcini di Borgotaro nelle ricette del suo trattato Li quattro banchetti.
1750
Personaggio illustre di Borgotaro del XVII secolo, che trovò fama soprattutto a Roma, è il canonico Alberto Clemente Cassio (1669-1760). Dedicò alla sua terra un testo dall’impegnativo titolo: Istoria di Borgo Val di Taro che riguarda insieme la mutazione dei domini in Italia e Lombardia sotto i Pontefici, i Re gli imperatori d’occidente da Carlo Magno e come molte città si fecero Repubbliche, esposta per A.C. Cassio per gli ill.mi signori Consoli e 24 Decurioni del Magistrato in esso Borgo.
In uno dei cinque capitoli scritti (opera incompiuta):
«Se nella estate è ricamato da rosseggianti saporite fragole…. Di primavera partorisce la terra di questi monti, odorose prugnole e nell’autunno indorato Boleto, rare volte nocivi perché la declività del terreno non li comunica maligno umore; e gli uni egli altri son di non tenue proveccio alle donne e camperecci che li raccolgono e vendono e conditi col sole li trasmettono ad altri Paesi…».
1758, 3 giugno
Due consiglieri incaricati di andare a Milano per l’acquisto di due lampade per la cappella di San Carlo vengono citati nel Libro dei Convocati dell’Antica Comunità di Borgotaro.
Essi: «Esibiscono a lor signori le predette lampade unitamente alla lista dell’importo, dei dazi e altre spese e da detta lista si conosce esser stata la spesa di L.1318, soldi 6 e denari 3 e si avverte che si è ottenuto di non aver dovuto pagare se non la metà del dazio di Milano.
E poiché si è avuto mezzo di schivare la metà del Dazio di Milano e tutto quello di Piacenza, hanno ordinato che si provvedi libre 6 di tartufole secche, venendo detto e scritto che sarà gradita e che si mandi a chi ha fatto godere li suddetti vantaggi».
1809, giugno
In occasione della visita parrocchiale del vescovo di Piacenza (1807-1814), il francese Etienne Fallot de Beaumont (1750-1835), furono serviti “trifola, fonghi brugnoli e detti comuni costati L.40 e 13” come si evince dalla nota spese conservata nell’archivio parrocchiale di Borgotaro.
1834
Lorenzo Molossi (1795-1880), economista e geografo parmigiano, parla dei funghi Porcini di Borgotaro nel suo Vocabolario topografico (Parma, Tipografia Ducale, 1832-1834).
1861
Dagli scavi della Terramara di Castione Marchesi (fine del III millennio a.C.), Luigi Pigorini (1842-1925) estrae anche un esemplare di fungo essiccato. Oggi è conservato presso il Museo Archeologico Nazionale in Pilotta a Parma.
1881
In quest’anno vengono pubblicati gli atti della Giunta del Senato per l’inchiesta sulle condizioni della classe agricola e nella relazione di Luigi Tanari (1820-1904) si trova:
«I frutti secchi che si esportano nel circondario sono i funghi secchi, oggetto in certe armate di gran commercio e di non spregevole risorsa per le popolazioni agricole dei comuni che ne traggono discreti lucri. Crescono abbondanti e di scelta qualità nei boschi specialmente di castagno. Sono prelibatissimi e non temono confronto con nessuna qualità di altra provenienza.
Mantengonsi sempre a prezzo elevato, si raccolgono, si tagliano e si seccano a cura e industria delle contadine. Se ne tiene mercato in Borgotaro per parecchi mesi all’anno e sono fonte di certa agiatezza per non poche famiglie rurali». Nella stessa inchiesta si legge che i funghi di Borgotaro: «sono ricercati con insistenza da incettatori, che ne fanno spedizione specialmente a Genova e di là in America».
1890
Inizia l’attività della ditta Bruschi, la più antica azienda tra quelle che ancora operano sul mercato.
1893
Tommaso Grilli pubblica il libro Manipolo di cognizioni con cenni storici di Albareto di Borgotaro, nel quale si parla in maniera diffusa di raccolta e produzione di funghi: «quando comparisce questo vegetale carnoso, quasi tutte le famiglie vi attendono per raccoglierne quanto più possono con tutta la cura; e tagliato in fette sottili lo fanno seccare al sole, oppure al calore della fiamma del fuoco nelle cucine, e dopo lo vendono per lo più ai mercanti di Tarsogno che lo trasportano a Genova».
1920
Inizia a Bedonia con buoni risultati e per molti anni l’attività di lavorazione di funghi Porcini conservati presso la ditta “La Mirtillo”, voluta da Primo Lagasi (1853-1936) con la collaborazione di Colombo Calzolari.
1928
Nel 1928 venne pubblicato a Borgo Val di Taro il regolamento per il mercato dei funghi, probabilmente il primo in Italia. Si tiene nella zona di Porta Portello due giorni la settimana, il lunedì e il venerdì, e vi vengono smerciati sia funghi freschi che secchi.
1964
Il Consorzio delle Comunalie Parmensi (proprietà collettive associate) sorto nel 1957, istituisce una riserva per la raccolta sostenibile dei funghi e si fa promotore di iniziative per la valorizzazione del Fungo Porcino di Borgotaro.
1983
Costituzione a Borgotaro del Centro Studi per la Flora Mediterranea per lo studio della flora e particolarmente dei funghi e degli altri prodotti spontanei del sottobosco e dei pascoli montani e delle possibili applicazioni tecnico-scientifiche per lo sviluppo dell’economia delle zone montane.
1985-1990
Meinhard (Michael) Moser (1924-2002), docente all’Università di Innsbruck, considerato uno dei massimi micologi dell’ultimo secolo, frequentato assiduamente la Valtaro per studiare i funghi e in particolare i Boleti.
1989
Il Consorzio delle Comunalie Parmensi presenta domanda di riconoscimento europeo per il Fungo Porcino di Borgotaro.
1990
In segno di riconoscenza per gli studi che hanno contribuito in modo significativo alla valorizzazione del Fungo di Borgotaro e alla formulazione della richiesta dell’IGP, il Comune concede al professor Meinhard Moser la cittadinanza onoraria di Borgo Val di Taro. Nel 2003, ad un anno dalla scomparsa, gli verrà intitolata una strada.
1996
La denominazione “Fungo di Borgotaro” ottiene il riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta, unico fungo IGP in Europa.
2022
A Borgo Val di Taro e ad Albareto vengono inaugurate le due sedi del Museo del Fungo Porcino.